MICHELE PICCOLO
Attaccante
Nato a Badia Polesine (Ro) il primo settembre 1985
Esordio in A: 24 maggio 2003, Piacenza-Milan 4-2
  2000-01 PADOVA C2 0 0    
  2001-02 PADOVA C1 0 0    
39 2002-03 MILAN A 1 0    
52 2003-04 MILAN A 0 0    
  2004-05 PRATO C1 15 0    
  Gen. '05 PIZZIGHETTONE C2 8 2    
  2005-06 PIZZIGHETTONE C1        
(legenda)
Un paio di momenti sul palcoscenico del grande calcio, Michele Piccolo, 20 anni, attaccante del Pizzighettone, di proprietà del Milan, li ha già vissuti. Il primo è il debutto in serie A il 24 maggio 2003. Quattro giorni dopo il Milan è impegnato nella finalissima di Champions League con la Juventus a Manchester e così Carlo Ancelotti spedisce in campo una squadra di ragazzini. Tra questi una punta di nemmeno 18 anni, nata a Badia Polesine e cresciuta nelle giovanili del Padova. “Solo la mattina ho saputo che sarei partito titolare – racconta Piccolo -. Abbiamo perso 4-2, ma il mio rammarico più grande è aver colpito il palo in pieno recupero. Sarebbe stato un sogno segnare all’esordio”. Il secondo scampolo di gloria è datato 7 agosto 2005: il gol dell’1-2 all’Empoli nel primo turno di Coppa Italia, rete della speranza per il Pizzighettone, spedita sullo 0-2 da Almiron e Tavano. “Purtroppo siamo stati eliminati e retrocessi nella Coppa Italia di serie C. In questa manifestazione ho già segnato un altro gol contribuendo alla qualificazione ai danni del Sassuolo”.

In rossonero Piccolo ha all’attivo anche una panchina in Coppa Italia contro la Roma a San Siro e la tournée negli Stati Uniti nell’estate 2003, conclusa con la finale di Supercoppa italiana a New York contro la Juventus. “Sono riuscito a giocare 20’ nell’amichevole contro il Barcellona. In quel momento Tomasson era infortunato e Rivaldo non era al top. Speravo di avere un po’ di spazio in prima squadra, ma con certi mostri si è rivelata un’illusione. Era incredibile fare allenamento con Inzaghi e Shevchenko. Il più prodigo di consigli era Seedorf. Qualche volta poteva anche sembrare duro nei rimproveri, però il suo atteggiamento era utile: mi diceva di avere più personalità e di non avere paura di loro. In effetti, quando arrivi a certi livelli, temi di non sbagliare e non osi”. Più facile non soffrire di vertigini a Pizzighettone dove Piccolo è arrivato nel gennaio 2005 dopo un inizio di campionato di C1 a Prato. Adesso l’attaccante, 2 gol nello scorso campionato e uno nelle prime 9 giornate del torneo in corso, fa coppia fissa con Claudio Coralli, 22 anni: “Sono due attaccanti perfettamente intercambiabili – spiega Roberto Venturato, l’allenatore che ha preso il Pizzighettone nei dilettanti e l’ha trascinato in C1 -. Qualche volta gioca più avanti uno, qualche volta l’altro. Michele ha qualità tecniche importanti. Forse è un po’ introverso e ha bisogno che l’ambiente lo stimoli nel modo giusto”. Piccolo individua un altro difetto: “Devo migliorare tatticamente, spesso mi dimentico di tornare a coprire”. Per quanto riguarda l’ambiente, Pizzighettone dovrebbe essere l’ideale con le sue vecchie mura che rassicurano e proteggono, emblema di una provincia tranquilla. “Tutto quello che si dice intorno a questa società, è vero – conferma Piccolo -. Spesso ci troviamo insieme ai tifosi al bar a seguire le partite di Champions League. Si parla e si scherza con grande serenità”. Forse un ragazzo di 20 anni ha qualche esigenza in più: “In effetti, non c’è moltissimo da fare. Insieme ai miei due compagni di appartamento, Padelli e Chianese, facciamo incetta di cassette alla videoteca sotto casa. Ho perso il conto dei film che abbiamo visto negli ultimi mesi. A me piacciono tutte le pellicole con Al Pacino e Robert De Niro”.

Per andare a ritroso nel film della sua carriera, bisogna navigare verso il Delta del Po. “Ho iniziato a giocare nel Castelguglielmo, la squadra del paese dove vivevo. Un anno abbiamo vinto il campionato Esordienti precedendo le squadre più titolate della provincia, come il Rovigo. In quella stagione segnai decine di gol, 9 in una partita sola, e così un mio compaesano, osservatore del Padova, mi segnalò al settore giovanile euganeo. Avevo solo 11 anni, ma decisi di andare comunque”. Nessuna opposizione della famiglia anche perché il padre, Giancarlo, insegnante di matematica alle medie, era l’allenatore di Michele. Un treno da non perdere dal momento che il papà allenatore non aveva altri calciatori maschi su cui puntare: Piccolo, infatti, ha tre sorelle. “I primi anni era mio padre a portarmi agli allenamenti a Padova, due ore di macchina tra andata e ritorno. Poi, quando gli allenamenti sono diventati quattro a settimana, ho iniziato a vivere nel convitto per i ragazzi del vivaio”. In Veneto Piccolo conosce il suo attuale procuratore, Andrea D’Amico, storico socio di Claudio Pasqualin. Nascono all’ombra della basilica di Sant’Antonio, anche i presupposti per il passaggio di Michele al Milan: è Ruben Buriani, responsabile del settore giovanile patavino ed ex mediano rossonero, a suggerire il suo a Franco Baresi. Piccolo gioca poco il primo anno in Primavera, a causa di un infortunio, e molto di più il secondo. “Tornare al Milan mi sembra quasi impossibile, mi basterebbe giocare in serie A”, si augura l’attaccante del Pizzighettone. C’è un palo al Garilli di Piacenza che fa ancora un po’ di rabbia.


(Stefano Scacchi - Guerin Sportivo - 15 novembre 2005)


La carriera in nazionale (figc.it)